Henrik Ibsen, nato a Skien, in Norvegia, il 20 marzo 1828 e morto ad Oslo il 23 maggio 1906, è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale norvegese. È considerato il padre della drammaturgia moderna, per aver portato nel teatro la dimensione più intima della borghesia ottocentesca, mettendone a nudo le contraddizioni e il profondo maschilismo.
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Il drammaturgo norvegese, mise in scena personaggi in preda alla contraddizione tra le loro capacità e le loro ambizioni. Gli uomini e le donne creati da Ibsen, pronti a sacrificare tutto per perseguire il proprio ideale e ad esprimere con impeto la propria personalità, restano sorprendentemente vivi a più di un secolo di distanza, poiché traducono con forza le grandi angosce del nostro tempo. Il teatro di Ibsen è stato definito di volta in volta naturalista, simbolista, anarchico… In verità la sua opera, basata su realtà vissute, difendono teorie spesso audaci, calate in personaggi di una verità intensa. La norma di quest’arte è il rigore. Ibsen era convinto che il mondo intero fosse alla ricerca di una fede, di una vocazione. Era convinto che qualsiasi uomo avesse una “passione vitale” che necessitava di tradurre in atti. Tale è la verità degli uomini e delle donne che mette in scena, i quali cercano di essere liberi fino in fondo, fino alla radice del proprio essere. Henrik Ibsen valorizza una tecnica drammaturgica che si rifà alla tragedia greca, dove il passato riaffiora progressivamente di fronte ai personaggi e al pubblico, e così trasforma il teatro borghese in una scena perturbante sulla quale vengono discussi i problemi sociali ed esistenziali all’insegna dell’assoluta necessità di emancipare l’individuo da un radicale “disagio della civiltà” che lo serra con le sue convenzioni.
Ciò che determina la tonalità principale dell’opera di Ibsen, e che sembra essere la chiave della sua concezione del tragico, è il dubbio vitale che distrugge lentamente nel personaggio la vocazione, la felicità, la volontà, l’amore ideale, la realtà vissuta.
Nessuno può sottrarsi al proprio destino, ai propri atti inconsapevoli, alle tare delle generazioni precedenti.
Ogni nuova opera, per me, ha avuto lo scopo di liberarmi e purificarmi lo spirito.
Henrik Ibsen
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