“Ho imparato a sondare la stupidaggine, ad anatomizzare la puerilità, a vivisezionare il grottesco e l’imbecillità del nostro prossimo, per arricchire il museo della cretineria. Il mio ideale era ormai la creazione dell’imbecille di statura ciclopica”
Ettore Petrolini (Roma, 13 gennaio 1884 – Roma, 29 giugno 1936) è stato un attore, drammaturgo, scrittore sceneggiatore e compositore italiano, specializzato nel genere comico. È considerato uno dei massimi esponenti di quelle forme di spettacolo a lungo considerate teatro minore, termine con il quale si identificavano il teatro di varietà, la rivista e l’avanspettacolo.
La sua importanza nel panorama del teatro italiano è ormai pienamente riconosciuta. Riassumendo in sé l’attore e l’autore, Petrolini ha inventato un repertorio e una maniera, che hanno profondamente influenzato il teatro comico italiano del Novecento.
Scopriamo 5 curiosità su Ettore Petrolini:
1 > Dopo aver fatto, a tredici anni, la dura esperienza del riformatorio, a quindici anni decise di lasciare la casa paterna per dedicarsi alla carriera teatrale. Il più antico riscontro documentario, a tutt’oggi verificabile, che attesti il momento dell’ esordio artistico di Petrolini risale all’anno 1900 e conduce nel rione di Trastevere, nel Teatro Pietro Cossa.
2 > Alcuni caratteristici numeri comici, nati come semplici macchiette, furono rielaborati da Petrolini, che diede loro spessore e consistenza di veri personaggi di commedia. È il caso di Gastone, nato da una macchietta, Il bell’Arturo, inserita nella rivista Venite a sentire del 1915 (scritta da Petrolini in collaborazione con G. Carini), che irrideva sia le star del declinante cinema muto sia i cantanti dell’epoca di Gino Franzi, e che fu ripreso più volte fino a diventare il tragicomico protagonista della commedia Gastone del 1924.
3 > Fu il primo a parlare dell’uso di droghe nel mondo dello spettacolo: la fine del testo di Gastone, satira contro l’attore viveur dell’epoca dei telefoni bianchi, recita “Rina / son per lei la cocaina / se la prende a colazione /pensando a Gastone!”. Fu l’unico a denunciare la magistratura e la polizia colluse con la dittatura, come nello sketch su Girolimoni. E tutto ciò facendo ridere e divertire il pubblico delle sue stesse sciagure, ma ricordandogli sempre – anche parlando apertamente – che era proprio il popolo, succube, timoroso, a rendersi primo complice della “tirannia”.
4 > Petrolini tenne un atteggiamento sbeffeggiante verso la dittatura fascista, che fu tollerato dal regime. In occasione della medaglia, che Mussolini gli volle conferire, ringraziò con un derisorio «E io me ne fregio!», parodia del motto originariamente dannunziano e poi fascista «Me ne frego!».
5 > Silvio D’Amico, che si recò a trovare l’attore fino ai suoi ultimi giorni. Dopo aver abusato sensitivamente di se stesso, e aver goduto in ogni modo possibile del suo successo, sul letto di malato Petrolini esclamò: “Che vergogna, morire a cinquant’anni!”. La salma, vestita con il frac del suo notissimo Gastone, fu tumulata nel Cimitero del Verano a Roma. Il 19 luglio 1943, nel corso del primo bombardamento di Roma, un ordigno colpì la sua tomba, una cappella rettangolare, spezzando il busto di marmo e danneggiando gravemente la sua bara.
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Gastone – Ettore Petrolini
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